
IO CHE SCRIVO E CHE POI TI SVEGLIO. O “EDERA DI STO CAZZO”. O ANCHE “SCORROEGGE”, CONOSCIUTA MEGLIO COME “SECONDA POESIA” O “POESIA STRONZA. E POLITICA”. o infine come “POESIA CHE PONE UN INTERROGATIVO E POI FINISCE SUBITO CON “FINE”” (seconda poesia).
mi diverte di prendere in giro gli altri.
mi diverte di lanciare occhiatine. e di contorno occhiolini. visti i miei occhi belli.
mi piacerebbe che ci fosse il dittongo sulla “oe”. e leggere sempre e solo “e”.
ah…poeti.
(se non s’è capito il gioco strizzerò l’occhio e ripeterò più lentamente “poeti”)
(immagino sia chiaro, ora, che con la storia del dittongo accosto i poeti ai peti)
con molti parlo, sorrido, mi intrattengo.
mi diverto, a dire il vero vero tutto, solo con guido a torino e la sua cricca. guido’s creek. “aidowonowèi…”
effettivamente loro non sono “poeti”, no (strizzare l’occhio).
ma in alcuni posti se ne incontrano.
a milano per esempio.
ti ci ritrovi nel verde. in un parco magari.
stappo una birra e già mi guardano storto. e iniziano a cantare “o edera, edera…”
“edera di sto cazzo” dico io ridendo e muovendo gomiti in ogni dove.
nessuno ride. mi zittisco.
poesie sull’amore andato. poesie sulle lavandaie di via delle lavandaie in zona naviglio. poesie sulla natura ed i campi che qui c’è solo cemento.
“ma tu sei amico di philopat” -che non mi piace nemmeno-
“tu sei amico di aldo nove” -che invero mi piace-
“la poesia è lontananza. è riportare alla mente posti andati, posti perduti, amori andati, cavalli caduti”.
per me, ecco…questi qua son delle scorroegge.
sono scorroegge…è certo.
ma mi chiedo: “come puoi parlar dello mondo tuo useuàndo un idioma che distante pare esser’ dalli tempi tuoi?”
fine
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